Io sono l'orchessa by Sebastiano Spicuglia

autore:Sebastiano Spicuglia [Spicuglia, Sebastiano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9791254944844
Google: PP2rEAAAQBAJ
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2023-02-04T23:00:00+00:00

26

Rocco torna presto, a me non dispiace che tu faccia la tua passeggiata, ma mi manchi e voglio che tu sia qui al più presto, voglio abbracciarti e voglio toccarti e voglio sentire il tuo odore e voglio parlare, è bello chiederti cosa hai fatto e ascoltare le tue risposte puntigliose e particolareggiate, mi racconti dei colori e dei sapori di quel che vedi, mi riporti la voce della gente per strada e le facce, gli umori e i rumori.

Rocco, sistemo la tua roba nei cassetti che l’ho lavata ed è fresca e profumata, e un po’ mi dispiace di averla lavata, che perde il tuo odore.

Un bambino corre per le scale, ma il passo di un bambino è diverso dal tuo, lui corre, tu sei leggero e ponderato nei passi, hai il volo del pelo che scivola.

Rocco porterai il pane e poserai il sacchetto marrone sul tavolo e sorriderai, e io conterò i tuoi sorrisi da stamane fino a ora, giungerai profumato di città e io scioglierò i lacci delle tue scarpe e ti tergerò la fronte, bacerò le tue mani e il tuo naso,

ho già preparato il pranzo ed è bello sapere che l’ho fatto per te,

ma lo squillo acuto del telefono mi graffia la fronte.

Rispondo e la rabbia mi invade.

Ma è la rabbia blanda dei vincitori, perché sono io la più forte.

Ciao Pierre, spero tu abbia chiamato per un saluto veloce, perché è tardi, devo ancora scegliere che acqua mettere a tavola e non so se gassata o naturale, scusa Pierre se faccio in fretta ma non ho tempo e non ho voglia di parlare, presto dimmi, parla prima che io chiuda e poi di chi chiude il telefono in faccia al prossimo si pensa sempre un gran male, presto, veloce, te ne prego, che non ho tempo né voglia di parlarti.

Mi inviti a cena a casa tua.

Per un attimo penso che tu sia pazzo.

Prego?

Lo ripeti: «È stato bello cenare con te, l’altra sera, e se ti va vorrei ripeterlo qui da me».

Labbra bllll bllll come nella vecchia canzone quella delle bolle blu, come labbra che schioccano in un mare di saliva blatera di là la pentola, l’acqua si ribella allo spazio angusto e trabocca,

sta traboccando l’acqua in cucina, Pierre, mi spiace ma devo proprio scappare, e sono lì a fantasticare di onde bollenti di acqua pentolosa che sciama per stanze e corridoi, che tu me lo chiedi ancora:

«Ceni con me?»

Ma il citofono ronza e la pentola sbotta e così in quattro e quattr’otto mi libero di Pierre e, mentre stacco la spina dalla presa e il telefono muore, ho il tempo di spegnere il fuoco e aprire la porta, che Rocco poggia la suola sul pianerottolo e io non sento neanche il bruciore alle dita scottate per la fretta,

e lo abbraccio e lo stringo e lo odoro e gli chiedo, mentre lo sguscio con cura dal cappotto, poi prendiamo posto a tavola mentre la spina del telefono resta penzoloni, e dondola ancora per un po’.

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